Incontro del 19 giugno 2015
PINTURICCHIO ALL’ARA COELI
Con la visita alla Cappella Bufalini nella Basilica di S. Maria in Ara Coeli si è concluso il primo semestre di attività dell’ Associazione.
Guida eccezionale, si è laureata (110 e lode) a La Sapienza, in Storia dell’Arte con la tesi su “Pinturicchio e la cultura antiquaria a Roma nel Quattrocento”, la prof. Claudia La Malfa ha accompagnato i Soci e i loro amici nella visita, suscitando profonda attenzione e interesse in tutti i presenti.
Nella seconda metà del 400 Pinturicchio era a Roma. Aveva partecipato ai lavori della Cappella Sistina alla cui conclusione la maggior parte dei più grandi artisti dell’epoca decise di lasciare la città. Al contrario Pinturicchio che era vissuto sempre all’ombra del Perugino, mise su bottega e chiamò a lavorare con lui i migliori collaboratori della Sistina.
Forse l’assenza dei grandi maestri, forse la comune provenienza umbra devono essere state alla base del rapporto di fiducia che si stabilì tra Niccolò di Manno Bufalini di Città di Castello, a Roma come avvocato concistoriale, e il pittore. Sta di fatto che il potente Avvocato commissionò a Pinturicchio l’omonima Cappella, un’opera grandiosa e complessa che rappresentò per il pittore la grande occasione (1484/1486).
Dall’ingresso nella Basilica di S. Maria in Ara Coeli, la Cappella Bufalini è la prima della navata destra, celebre per conservare il ciclo di affreschi con le “Storie di San Bernardino da Siena” (1484/1486).
La Cappella è a base quadrangolare con volta a crociera e il pavimento è decorato con mosaici cosmateschi.
Gli affreschi occupano le tre pareti e la volta e sono dedicati alla vita e alle opere di S. Bernardino. Un Santo che all’epoca svolgeva una vasta opera di predicazione religiosa, intrapresa dall’Ordine dei Francescani. Allora l’Ara Coeli era retta dai Frati Minori francescani e gli affreschi includono anche due storie di S. Francesco.
La famiglia Bufalini era particolarmente legata a S. Bernardino, perché con la sua predicazione era riuscito a sedare la discordia tra i Bufalini e le famiglie rivali dei Baglioni e Del Monte.
Tutto l’insieme compositivo è funzione di una sontuosa decorazione illustrativa e narrativa non priva di freschezza, di colore e di grazia. La ritrattistica di Pinturicchio col modo particolareggiato di raccontare si afferma felicemente nelle Storie di S. Bernardino, nelle quali il ricordo del Perugino è presente soprattutto nella costruzione prospettica, come ad esempio nei funerali del Santo. Lo schema peruginesco si riscontra anche negli spicchi della volta dove sono rappresentati i quattro Evangelisti che tuttavia mostrano un atteggiamento più vivace del sereno classicismo del Perugino.
Bernardino, figlio di Benedetto di Biagio, più noto col nome di Pinturicchio per la sua statura minuta, era nato a Perugia nel 1454.
Suoi Maestri di pittura, oltre al Perugino, furono senz’altro i pittori umbri della generazione precedente con influenze esterne di pittori attivi in Umbria, quali il Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Filippo Lippi.
Chiamato a Siena per celebrare le gesta di Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II), sono da ricordare i dipinti della biblioteca del duomo.
A Pinturicchio si devono anche gli affreschi della Cappella di S. Giovanni Battista, sempre in duomo e un cartone con l’Allegoria della Fortuna da tradursi in graffiti sul marino del pavimento del duomo.
Con Genga e Signorelli collaborò agli affreschi di una sala del Palazzo Petrucci, in parte distrutti o staccati. Si ricorda un’interessante Storia dell’Odissea che, trasferita su tela, si trova alla National Gallery di Londra.
Pinturicchio morì nel 1513 a Siena, dove è sepolto nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio, oratorio della Contrada dell’Istrice.